lunedì 11 gennaio 2010

Dipendente che omette di battere gli scontrini rischia il licenziamento

Provvedimento legittimo se il comportamento pregiudica il rapporto fiduciario con il datore di lavoro. Con la sentenza n. 26991 del 22 dicembre 2009, la sezione Lavoro della Corte di cassazione,confermando definitivamente il licenziamento di un lavoratore dipendente che non rilasciava ai clienti lo scontrino fiscale, ha chiarito che le norme invocate dal lavoratore riservano a guardie giurate la tutela del patrimonio aziendale e comunque a personale noto ai lavoratori la vigilanza sull'attività lavorativa, ma non vietano al datore i mezzi necessari ad assicurare la stessa sopravvivenza dell'impresa, quali controlli occulti di un'agenzia investigativa contro attività fraudolente e penalmente rilevanti.

Il fatto
Nel caso di specie, una lavoratrice dipendente, addetta al bar di un casinò, era stata sorpresa nel non emettere scontrini fiscali durante il proprio orario di servizio; la rilevazione era stata affidata a un'agenzia investigativa proprio per fare luce sulle mancate registrazioni delle consumazioni. Il datore di lavoro aveva proceduto al licenziamento considerata la gravità dell'accaduto, peraltro più volte reiterato.

Il licenziamento veniva convalidato dalla competente Corte d'Appello, nei cui confronti la lavoratrice, proponendo ricorso per cassazione, ha sostenuto nelle proprie tesi difensive, in particolare, che il fatto di non battere gli scontrini fiscali era sì un "comportamento illecito", ma comunque "autorizzato e corrispondente ad una prassi".
Linea difensiva che, però, non ha - correttamente - trovato consenziente il giudice di legittimità, che ha respinto il ricorso. Nel convalidare la legittimità del licenziamento, la Cassazione ha ritenuto che la motivazione dei giudici di merito si appalesa completa ed esaustiva, coerente alle acquisizioni investigative e documentali in atti. Continua a leggere...

fonte: fiscooggi.it

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